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onde sperar contento.
Nar.O per soverchio duolo alma avvilita,
credi si poco al cielo?
Ei sa far meraviglie.
Serp.Itene or ora al tempio; itene, e quivi
Tirsi vedrete e Filli,
que’ vostri figli, quelli
che già perduti, ed ora
morti forse piangete;
itene al tempio, e quivi
vedrete Aminta e Celia,
quei vostri figli, quelli
che già d’amor nemici, or per amore
s’eran condotti a morte.
Ma che tardo io narrando ad una ad una
le nostre gioie? Itene al tempio, e quivi,
tutta quant’ella è grande,
l’isoletta di Sciro
fatta vedrete omai lieta e contenta.
Sono sposi felici
i disperati amanti,
e dal tributo orrendo
ecco venuto il giorno
(o quattro volte e mille
felicissimo giorno!)
| ecco venuto il giorno
í che Sciro è liberata.
Sir.O cieli, o dèi!
Orm.Serpilla,
oimè, deh taci, e’ mi vien meno il core.
Sir.E non vuoi dirci come?
Serp.Nulla vo’ dir: gite voi stessi al tempio.
Che più badate? Ah che di nostra vita
troppo son brevi l’ore,
troppo lunghi gli affanni!
Perché tardar le gioie?