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muto riguardatore).
Niso.Deh non volgere, o Filli,
in altra parte il volto!
Forse che in questa guisa,
negando il tuo bel volto agli occhi miei,
vuoi punir la mia colpa.
Ma no: mirami, ascolta. Il tuo bel volto,
ei fia, se pur noi sai,
ei fia de Terror mio
il punitor severo; ei folgorando
saprà ben far da sé le sue vendette.
Deh qual più degna pena a le mie colpe
che tener fissa avanti agli occhi miei
la beltà ch’ho tradita,
la beltà ch’ho perduta?
Errai, misero, errai: e perch’io pianga,
non creder già ch’io voglia
chieder mercé col pianto.
So ben che dal mio sen, dagli occhi miei,
che per altrui poterٍ
piangere e sospirare,
non puٍ lagrima uscir, non puٍ sospiro
che da te nulla impetri.
Altro da me non puoi
gradir, se non ch’io mora, e la mia morte
per me cheggia perdono.
Tu, s’ella pur t’è cara,
non gliel negar: non è ragion che nulla
a si gradito intercessor si nieghi.
Io morrٍ: tu perdona (altro non cheggio)
al cenere insepolto, a l’alma errante.
Clori.Pastor, s’errasti, il sai;
sallo Amor, sallo il cielo:
ei, che puٍ folgorar, ei ti perdoni.
Io vile pastorella,
ingannata fanciulla,