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ATTO QUINTO
SCENA PRIMA
Perindo
.
Oh sacrilegio! In terra
l’idolo, a cui ogni mortai s’atterra?
O del mio gran signor, del re de’ regi,
o sacra, o diva imago, ecco i’t’inchino,
a’ piedi tuoi la cima
del mio capo soggiace.
Ma te infelice, a cui
poté cader di man l’idolo altero!
Morrai, chi che tu sie; né viver deve
cui tanto ha in ira il ciel, che fin di mano
gli fa cader la vita.
Deh chi fu l’empio? e come
n’avremo indizio? Questo
cura sarà d’Oronte: egli ha in sua mano
e la legge e la spada.
A lui, a lui volando...
Basta a me ch’egli il sappia.
Ma qui fia ben ch’i’ tema
di smarrir il cammino.
Se pur non erro, io fui
con Oronte stamane
in questo luogo appunto.
Si, si, quell’è ? sentiero
onde venimmo; quinci