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MONTECUCCOLI DAVIA 57


Re, che fece sentir loro parlassero il francese, o almeno un buon italiano, da lui inteso del pari; ma il Porporato e la Dama anzichè accondiscendere parlarono il dialetto bolognese si strettamente, ch’ei non potè capirne una parola. Perocchè adirato il Signor di Sant’Olon, ne fece rapporto alla corte, che viemmaggiormente divenne severa verso la bolognese matrona, passando a squittinio ogni azione sua, ed aprendo qualsifosse foglio a lei diretto; fintanto che, riconosciuti mal fondati i loro sospetti, le ritornarono quella fiducia e stima di cui era sì degna.

Nè farà meraviglia sentire foss’ella cagione di gelosie nella ristretta corte Britanna, per le particolari distinzioni con che la regina solea onorarla in guiderdone de’ meriti suoi. I vili malevoli adoperarono le solite armi della mal dicenza, per nuocerle nell’opinione della Sovrana; ma era dessa di troppo buon senso dotata, per non esaminarne, e riconoscerne la fonte, e la sempre eguale condotta della illibata Dama fu lo scudo ove si spezzarono gli strali de’ calunniatori, a’ quali non restò che il rossore di aver ma nifestata la vituperevole loro invidia

Nuova sventura e più dolorosa soppraggiunse alla buona signora. Il di lei primogenito Giovan Battista militava nella Transilvania in qualità di Generale, Ajutante del Maresciallo dell’Impero, Conte Enea Caprara suo zio, quando trovandosi in marcia per onorevole spedizione, fu assaltato da 500 Tartari, che dopo essersi fieramente bat tuti, poterono, senza molta loro gloria, dirsi vincitori del giovane generale seguito soltanto da quindici suoi domestici, fra’ quali uno ebbe la fortuna salvarsi fuggendo, e apportare l’infausta nuova al campo Cesareo, mentre il Davia ſu condotto schiavo a Costantinopoli; e siccome venne colà riconosciuto da un suo patriota, pur schiavo, che manifesto