svegliata ne’ cortigiani di Luigi XIV tale gelosia, ch ’ essi
credettero non potersi più dire i soli favoriti, finchè senti
vano decantare di Lei l’ingegno, la forza d’animo, la illi
batezza de’ costumi, e sopra tutto, unita al disinteressato
attaccamento per la bandita Stuarda, la rispettosa schiettezza,
con che consigliavala. Si direbbe che esaminando que’
grandi il loro cuore, ne scontrassero troppo deciso contrap
posto! Il fatto fu, che trovando eglino la Marchesa Davia
incolpabile sott’ogni aspetto, divisarono far credere al re,
ch’ella non poteva nutrire se non sentimenti ostili per la
corte di Francia, sendo nata in una famiglia tutta ligia
alla casa d’Austria, e le assegnarono quasi a colpa la strelta
sua parentela con il maresciallo Montecuccoli competitore
distinto del loro Turrenna, il titolo di nipote che la univa
al maresciallo dell’Impero conte Enea Caprara, e di più,
il vincolo suo di cognata coll’Internunzio di Brusselles,
Abate Davia Prelato distintissimo, del cui zelo pel Ponte
fice n’ebbe a temere la Francia. Insomma nulla si risparmiava dai scaltri, per indurre il re ad ordinarle evadesse
dallo stato. Appena però tai maneggi furono noti alla regina
d’Inghilterra, conscia com’era del benigno ingegno della
fida sua dama, la giustificò prima con ogni calore, poi se ne
rese mallevadrice ella stessa presso il re cristianissimo: e
forse sarebbe svanito ogni mal umore se un’altra circostanza non avesse contribuito a prolungarlo. Il re di Francia
aveva ordinato al sig. di Saint Olon di guardare a vista il
Cardinale Angelo Ranuzzi (4) da Bologna, perchè essendo
in qualità di Nunzio incaricato dal Pontefice Innocenzo XI
di trattare con S. Maestà l’affare delle Regalie, l’Eminentissimo Principe non piegavasi al volere di Luigi XIV. Or la Marchesa Davia portatasi ad ossequiare il Cardinale, con
cittadino e conoscente, lo trovò guardato dal cavaliere del