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MONTECUCCOLI DAVIA 47


volere di Dio, protestava essere questa la più dura prova a che fin allora fosse sottoposta la di lei costanza. Resa in appresso tranquilla col totale risanamento dell’infermo, non vi fu segno di riconoscenza ch’ella ommettesse di unire ai vivi rendimenti di grazie porti a quell’ottimo Principe e ai Professori, riguardati da lei come gli strumenti per mezzo de’ quali la Provvidenza aveva prefisso salvarle lo sposo; quindi si affrettò riedere in seno della famiglia, che la idolatrava per le virtù di ogni genere ond’era ella co piosamente adorna.

All’epoca stessa giorni più procellosi passava in Inghilterra la Principessa d’Este, divenuta Duchessa di Jork. Chè il Parlamento, o per meglio dire gl’inglesi avendo mal tollerato si compiesse il matrimonio di Lei cattolica manifesta con un Principe, qual neppur più la minima apparenza conservava di anglicano, si bene fecero supporre al Re, venisse dallo stesso principe diretto lo scoperto at tentato di ucciderlo, onde la nazione tornasse al cattolicismo, che Carlo, malgrado le prove dal fratello avute in mille incontri di fedeltà, par ne dubitassez giacchè mentre condannò molti congiurati, parte al supplizio, e parte allo esiglio, diè pure ordine al Duca di Jork di ritirarsi a Brusselles. Egli è dunque facile immaginarsi che la giovane Duchessa scrivendo a Donna Vittoria le pingesse la sua si tuazione angustiosa. Chè ben è dolce lo sfogo ad un cuore esulcerato! Riesce però ammirabile che la Dama d’onore per consolare l’esule afflitta, si arrecasse immantinente a Brusselles col marito suo, colà restando fin quando il Duca di Jork e la sua sposa ebbero ordine dal Re trasferirsi in Edimburgo. Ma questo èè poco: i torbidi dell’Inghilterra erano sempre crescenti. Il Re, ottimo privato, non fermo sovrano, indifferente per la nazione, dato alla