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MONTECUCCOLI DAVIA 43


col giovane duca suo fratello, disputando a chi di loro come dama di corte maggiormente appartenesse Donna Vittoria; che finalmente, in entrambi, con elleno stesse questo affetto in cor loro aggrandendo, rese comuni i desiderii e le mire, e ciò che l’una bramaya, agognava pur l’altra.

Giunta frattanto Donna Vittoria al diciassettesimo suo anno, attenta reprimere in sè perfino i lievi moti di col lera cui l’avrebbe trasportata il carattere sortito da natura, non un neo deturpava in Lei la completa cultura di spirito, il maturo senno, e le perfette virtù morali; laonde la nobile doviziosa, cresciuta di aspetto dignitoso non meno che obbligante, aveva il diritto di vagheggiare col pensiero le più splendide sorti d’Italia: eppure Ella non desiderava che un velo! ella non trovava contento che nelle opere di pietà, ov’era secondata sempre dalla giovane principessa; e niuna opposizione temendo, risolse esporre sua vocazione di divenire sposa di Cristo ad un saggio religioso ond’ei ne informasse la di lei madre; ma non aderendo questa a tal inchiesta, predispose per la figlia, in unione del proprio fratello Conte Lodovico Caprara, adeguato matrimonio, e stabilito, non venne diſferita la partenza per arrecarsi alla patria dello sposo, che onde prendere congedo dalla corte.

Tale momento assai bene distinse il congedo di etichetta dalla separazione di persona, cui la virtù vera aveva unita con tenera amicizia. Non si usarono molto, nè. dall uno, nè dall’altro canto, quelle frasi ( pur troppo dal freddo complimento profanate ) che sarebbero le più adatte ad esprimere a vicenda rispetto, riconoscenza, affezione; se però quando quest’ultima predomina, lasciasse campo al labbro apportare tale conforto. Pochi, interrotti accenti, sinceramente sentiti; mentre la commozione teneva luogo dello