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BASSI VERATTI 181


greca giunse tant’oltre, che da’ più dotti ne fu lodata. Due dissertazioni ch’ella scrisse intorno ad alcune leggi del l’idraulica e della meccanica, le quali si leggono ne’ commentari dell’Instituto di Bologna, rendono fede del valor suo. E certo è a dolere, che si poco ella curasse di pubblicare colle stampe tutto che aveva ne’ lunghi studi osser vato. Ma dal farlo la rattenne in parte quella modestia, che sempre fu in lei grandissima, e in parte ancora l’ aver dovuto intendere studiosamente al governo della famiglia. Imperocchè essendosi ella sposata al dottore Giuseppe Veratti, adempi sempre le parti di buona moglie, di ottima madre e di reggitrice savia e massaja. Ebbe dodici figliuoli, e tutti ella medesima volle educare, a tutti coll’esempio e colle parole si fece guida e maestra. Però a me pare che se alla Bassi fa bella gloria l’avere coltivate le amabili discipline e i severi studi; più grande onore venire le debba, perchè non mai dimenticando ciò che è primo debito di discreta donna e di valorosa, non isdegnò i femminili lavo ri, nè volle a prezzolate mani affidare i tenerelli figliuoli. Quindi a fine di potere alle diverse cure con uguale solerzia applicare, abborrì l’ozio, siccome morte d’ogni buon costume, e d’ogni nobile operazione: dette al sonno quel tempo, che ricusar non poteva all’affaticata natura, nè mai delle mondane pompe prese diletto. E bene raccolse larga mercede del materno suo amore: imperocchè vide fiorire nella sua prole tutte le più eccellenti virtù: ebbe amanti ed ossequiosi figliuoli e costantemente benevolo l’anima del marito. Quantunque nella vecchiezza avesse mal fermo la sanità, pure non mai intermise le usate cure: che aа lei sarebbe sembrato un’anticipata e lunga morte patire, ove avesse lasciato di operare il corpo e la mente. E certo prima mancolle la vita, che l’amore allo studio. Conciossiachè la sera precedente al giorno che fu l’estremo per