per la dilligenza, pel suo giudicio, per l’acume dell’ingegno, pel lucido ordine onde graziosamente le dottrine
più severe esponeva, ella uguaglio la fama dei più lodati
nello insegnare le scienze. Da remote contrade molti traevano ad ascoltarla, e tornando poscia al nativo loro paese
la bontà e l’altezza della mente di lei non mai ristavano
di predicare. Reggeva in que’ tempi la romana chiesa il
sommo pontefice Benedetto XIV. che all’universo intero
fece palese, come la santità della religione diventa più
venerata e più cara in animo acceso dell’amore della
sapienza. Volle egli dare pubblico argomento del favore
che prestava alle scienze instituendo in Bologna un’accademia che Benedettina da lui fu nominata. Laura pur essa
ne fece parte, e quante volte in quella prendeva a favellare,
tante induceva gli ascoltanti ad ammirazione e diletto.
Avendo poi ella fatta una pregevole raccolta di molte maccbine di fisica, trovava sommo piacere in fare sperienze,
e in osservare i naturali avvenimenti, con frutto grandissimo
di quanti ricevevano le sue parole. E perchè le lettere sono
dolce ricreamento a chi affatica nella ricerca del vero, le
lettere reputò a sè utili e necessarie. Nè certo avrebbe
potuto con si squisita facondia dichiarare le sue dottrine,
se de’ gentili studi fosse stata digiuna. Imperocchè indarno
saria negli uomini intelletto alto e fecondo, ove ignorassero
quell’arte, che ne insegna a manifestare con decoro e
con grazia i nostri pensieri, e a rendere la scienza facile
e dilettosa: nè già è possibile d’imparare quest’arte avendo
a vile le divine opere de’ poeti e degli oratori. Nelle lettere
che la Bassi scrisse agli amici, o ai più famosi personaggi
di quella età si vide aperto, com’ella avesse preso sollecita
cura della bontà dello stile, e come nobilmente sapesse i
concetti dell’animo con parole rappresentare. Volle ancora
nella poesia esercitarsi, e nella conoscenza della lingua