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solo a gittar l’occhio sulla storia delle genti antiche e delle moderne. Conciossiache vediamo essere state piùinclinate a’ pietosi e sublimi affetti quelle nazioni, nelle quali le donne commendavano i buoni, vituperavano i tristi, e a chiunque per virtù e per ingegno gli altri avanzasse dispensavano premi ed onori. Nè certo nelle contrade di oriente sotto un cielo quasi sempre sereno, in mezzo a campagne liete di preziose piante, ricche di felici arbori, e d’ogni bene fecondi, sarebbe negli uomini una viltà e una desidia, che li fa indegni degli eletti doni della natura, ove le donne in luogo di essere tenute a modo di schiave, potessero esercitare quel mansueto e possente imperio, che dal supremo moderatore delle umane cose lor fu concesso. Ma se dal porre in abborrimento alle donne le vanità e la ignoranza si derivano molti beni nella civile compagnia, ne viene ancora ad esse medesime grande e durevole utilità: imperocchè governando elleno gli animi altrui non solo per la leggiadria degli atti e della persona, ma eziandio per la bontà del cuore e per l’altezza dell’intelletto, non hanno timore che col volgere degli anni venga l’autorità loro a sminuirsi o a cadere: nzi sono certe, che quanto più cresceranno in senno e in virtù tanto saranno maggiormente riverite e amate. Nè mai loro avviene di sentirsi turbate da quel fastidio, che spesso anche in mezzo alle festevoli brigate, opprime chi ad altro non si crede nato, che a passar la vita in superba ignavia, o in vani diletti. Le dottrine onde hanno ornata la mente, meglio ad esse insegnano l’arte di ben reggere la famiglia; e oltremodo care le fanno ai padri, ai mariti, cui possono di prudenti consigli negli avversi casi giovare, ed infine più atte ancora le rendono ad adempire il sacro ufficio di madre. E non è forse il sommo d’ogni dolcezza potere da se medesima mettere ne’ ben