Nell’ancor verd’età di 39 anni rimasta vedova prose
gui sicura nell’arte sua; e ben lungo sarebbe numerare i
ragguardevolissimi lavori, che anche per paesi lontani traeva a fine. Ingigantita per tal modo sua fama,> era invitata a
Pietroburgo con onorevolissime condizioni dalla Imperatrice
delle Russie; onori e vantaggi rimarchevoli le offriva l’accademia di Londra perché a lei si recasse; Milano si esibiva sottoscrivere le condizioni che ad Anna fosse piaciuto
dettare acciò in quella si stabilisce nell’esercizio di sua
professione. Infine varie Università la chiamavano a Professora nei loro Atenei; ma ella ad ogni altra onorificenza
preferi la cattedra che le conferiva il Senato Bolognese:
e siccome lo stipendio ne era alquanto scarso, non isdegno
accettare quanto particolarmente offrivale in mensile assegno ed in altri vantaggi l’illustre suo concittadino Conte
Ranuzzi, perché stimò che loro di un mecenate non umilia
chi se ne giova a vero decoro delle scienze e della patria.
Di una illibatezza senza pari amò meglio recarsi ella stessa
nelle pubbliche scuole, anziché ( malgrado il permesso
offertole dal Senato ) dare lezione ai giovani nella propria
casa. Grata alle dimostrazioni di stima che da lontane
contrade riceveva, corrispondeva inviando in dono ai
rispettivi musei delle lavorazioni anatomiche di sua mano
preparate, e ricche di dotte spiegazioni.. Nel ritrarre le
fisonomie aveva non comune magistero; il ritratto in cera
di questa egregia, quello del consorte suo, e d’altri ancora,
che si mostrano nell’lnstituto di Bologna, ove i lavori
della Manzolini, attraggono e fissano gli studiosi, e destano ammirazione in ogni visitatore, sono opera sua.
Ella mori in patria nell’anno 1774, più carica di meriti
che di anni. Lamentarono la di lei perdita le molte accademie a cui era aggregata; ne piansero i concittadini,
ne scrissero in lode di lei i dotti.