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glie ne diresse orazione di ringraziamento, e questo prege vole parto del preminente suo ingegno le meritò che il Pontefice comandasse fossegli presentata l’autrice, e quan do dal nipote dello stesso Santo Padre, Ottobano Fieschi, che egli pure portò poi la tiara per un mese; quando dunque venne la Gozzadini ammessa al bacio del piede, riportò elogi, onori, e magnifici doni da quell’Innocenzo tanto diligente per la Chiesa, operoso per le bisogne dello stato, intrepido e risoluto contro le macchinazioni di Federico II, la cui smisurata ambizione oscurò tutte quelle doti naturali e acquistate che lo avrebbero reso il modello de Principi.

Cagione di onore vero al bel suolo che le era stato culla, di stupore in chiunque poteva annoverare i pregi della Italiana Donna, svegliando sempre ne’ concittadini suoi, e negli oltramontani bramosia d’apprendere, sì per chè sprona alla virtù l’omaggio che alla virtù si offre, sì perchè un plauso non prodigato, e non dato a stento dalla sovrana delle scienze riesciva di trionfo; amata da tutti contava dessa il cinquantesimo secondo anno di sua vita quando ai due Novembre 1261 stando a deliziarsi in una sua Villa posta fra la Riccardina e la Mezzolara, fu costretta fuggire notte tempo per iscampare dalla furia delle acque dell’Idice, torrente che ben più d’ora, spes so straripava, e la innondazione, imperversando sempre più, guadagnata avendo la via ch’ella doveva battere, si fe’ dar ricovero in una casa poco distante; ma le fondamenta di essa doverono cedere alla forza di questo elemento, e la Dottoressa vi rimase vittima con quattro scolari, e due donne, ch’erano seco Lei.

Al giungere della infausta nuova in Bologna, si diedero i più manifesti segni di lutto. Al luogo della di Lei