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156 | SANTA CATTERINA VIGRI |
che ad altri era per giovare,, ripetè lo scritto, tenendolo
però in serbo, acciò non si pubblicasse che dopo la di lei
morte, come avvenne diſfatti. Tutto, tutto volgeva a gloria
di Dio, e a santificazione delle anime, sempre più da lei
edificate e direlle coll’esempio, che colle parole. Amava
la miniatura, ma non se ne occupava che per adornare
il suo Breviario della immagine di Gesù. La viola da lei
con maestria suonata, non fu tocca dal suo archetto che
per accompagnarsi nel canto di alcuni salmi: e temi sacri
soltanto venivano trattati nelle pregevoli sue rime.
Tanto amata dalle Consorelle per la cordialità dei modi, quanto stimata dagli Ecclesiastici superiori per la santa sua vita, fu duopo più volte a Caterina di prieghi e pianti per esimersi dalle dignità a cui la volevano innalzata. Come però Dio avesse stabilito che la santissima sua religione ricevesse da lei maggior lustro ora lo vedremo.
Molte persone pie di Bologna desiderano di avere in patria un Monastero di Clarisse. A tal fine richiesto ed ottenuto il consenso dal Pontefice, si rivolsero al Vescovo di Ferrara onde accordasse che un certe numero di religiose del Corpus Domini, passassero a Fondatrici ed Insti tutrici in quello ch’essi volevano erigere nella propria città sotto lo stesso titolo. In breve tulto fu convenuto: e Bologna spedi una nobile deputazione alla Badessa delle Clarisse di Ferrara per ricevere ed accompagnare le monache al nuovo Convento. Quella reverenda Madre ebbe a cuore di scegliere fra le sue figlie le più addatte al santo divisa mento: sedici furono le elelte a quest’onore, la maggior parte delle quali Bolognesi (2): diede loro per Abbadessa Suor Caterina, che da quel momento fu sovranominata = da Bologna = e nel congedarsi dai Deputati e dalle Suore, soggiunse: „ sappiate, ed abbiatelo per certo ch ’ io vi do