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DA BOLOGNA | 153 |
à cið la buona Suora, quando molte delle convittrici mo
strarono desiderio vi si prescrivesse invece il tanto più austero instituto di S. Chiara; persuase che è sempre soddisfatto il debito che ad usura si paga. Ammirata la direttrice che le discepole chiedessero regola molto più austera
della già disegnata pareva disporsi ad appagarle. Ma siccome a sconvolgere i più bei piani di ben intenzionati,
basta spesso un sol trislo, anche fra quelle sante Donzelle
bastò certa Ailisia a portarvi il disordine col muovere guerra
alla propria maestra: e illusa che quando riescisse a farla
discacciare verrebbe a lei conferito il primato, fece infinite
rimostranze ad alti personaggi contro la Mascheroni, e fini
coll’accusarla di voler quella disporre a suo senno della
eredità di Bernardina.
La perfidia della sciagurata Ailisia pesò su tutta la innocente Congregazione; giacchè alcuni parenti della testatrice che pretendevano a quella eredità, animati da tali dissensioni, assalirono notte tempo quell’Oratorio, e trattene a viva forza le Vergini, s’impadronirono di tutto lo stabilimento. In questo frangente Caterina ritirata presso sua madre, con incessanti e fervidissime preci parve assediare il Trono dell’Altissimo per strappargli di mano il bramalo decreto. Nè andò a lungo che lo Estense Signore sedando ogni liligio ripose l’intera Congregazione nello stesso locale.
Infrattanto una rispettabile Dama per nome Verde dei Pii concepì il desiderio di adoprarsi perchè sorgesse il desiderato Monastero. Consultati intorno a ciò Uomini distinti in dottrina e santità, predisposta grossa somma di denaro che all’uopo conosceva abbisognare, fece por mano al opera. Lo stabilimento doveva mutarsi da cima a fondo, per cui le pie donne rientrarono pel momento nelle loro