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in cið se ne ripromettesse Bologna diedegliene prova non equivoca quando il 31 Maggio 1242 piangendo la morte di un suo concittadino nel Reverendo Canonico Lateranese Enrico Dalla Fratta, ch’essa aveva onorato come suo Ve scovo, e ardentemente bramando decorarne i funerali con orazione funebre elesse la Gozzadini come Oratrice con degna dello esimio defunto, e fece porgerle preghiera dal Vescovo e dallo Studio acciò si compiacesse esporne i pregi. Vi aderi Ella, e con isquisita facondia tessè dotta orazione nella quale esaltò la integerrima vita dell’ottimo Pastore, il saldo coraggio avuto nel difendere il suo gregge dalla prepotenza straniera, il terrore che seppe incutere nei perversi, quella carità che lo portò a spogliarsi de’ pro pri beni onde soccorrere i miseri rimasti senza tetto per il terribile terremuoto, spavento della notte 25 Decembre 1222, e sussidiarli quando nel 1227 una tremenda carestia mieteva vittime affamate sulle pubbliche vie.

Commendò quindi quella religiosa umiltà che al distin to prelato due anni prima della sua morte aveale fatto rinunciare nelle mani del Pontefice Gregorio IX la dignità di Vescovo per ritirarsi a vita monastica nel Chiostro de’ RR. Canonici Lateranesi che professavano quell’instituto da Lui professato, quando il clero gli affidò la Diocesi per le virtù che già in Lui tralucevano. Poneva fine a quella Orazione, che ogni storico l’accenna di sublime lavoro, commiserando Bologna per la perdita fatta con la morte di Enrico, e in pari tempo esortandola temprare il suo dolore per avere acquistato in cielo, in quello spirito eletto al guiderdone dei giusti, un nuovo e potente proteggitore.

Discordano gli storici nel fissare il Tempio ove la oratrice leggesse sua orazione, notando il Ghirardacci, il Falconi e altri accreditati che „quando furono celebrati i

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