Pagina:Bonafede - Cenni biografici e ritratti d'insigni donne bolognesi.pdf/181


BERTANA 145


SONETTI

Or musa mia lieta e sicura andrai
Per folli boschi e per ameni colli,
Cogli occhi asciutti che già furon molli
Al chiaro fonte ove mercè trovai,
Quivi con le sorelle canterai
I miei pensieri per letizia folli,
Poichè i desiri miei fatti ha satolli
Questo Aristarco, e me lralta di guai.
Ed al gran Castelvetro in alto simile,
Dirai, se il ciel mi dà tanto valore
Degno di voi, ed al gran merto eguale,
Che posla avrai mai sempre e lingua e stile
In celebrar questo chiaro splendore
Onde mi ſarai forse anche immortale.


Se chi vive nell’alto empireo chiostro
Di quaggiù rimirar talor si appaga,
Deh mirate, Signor, l’alta mia piaga
Che m’ange il cor del ratto partir rostro.
E mentre or spargo iuvan lagrime e inchiostro
Con mente accesa c di seguirvi vaga,
L’alma vostra del ben sempre presaga,
Già di terren vestita, or divin ostro,
S’ella è pietusa più, com’era tanto,
Quando accesa vivea di mortal face,
Fatela lagrimar del mio gran pianto;
Ch’è ben ragion, dappoi ch’ella ne face
Non pur a me, ma al mondo tutto quanto
Cercando gir onor, bontade, pace.

Damon che all’ombra di pregiato alloro
Assiso or stai fra vaghi fiori e frondi,
Fra limpide acque e suon di augei facondi
Porgendo a ’ membri tuoi dolce ristoro,
Sendo tu dei pastor pompa e decoro
Chè di que ’ verdi rami il crin circondi,
Che al maggior Tosco si chiari e giocondi
Furo, e pregio maggior che gemme ed oro:
La vaga e dotta tua leggiadra musa
Non più per Filli ( a te Ninfa non degna )
Canti sfidando in Mincio ed Aretusa;
Ch’ella soffrire e non amar l’insegna:
Ben sallo Alcippo tuo che da se esclusa
Al tutto l’ave, e l’odia oggi, e disdegna