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136 MEA MATTUGLIANI


Sicché tu possa a’ tuoi perpetuare
Quel che fu partorito per antico
Del sangue tuo per virtuoso oprare.

Fatti ciascun con le virtudi amico,
Pensa che sei mortal; fa che soccorra
Con questo scettro ancor chi tè nemico.

Ma particolar menzione meritano le ultime terzine, colle quali la poetessa si fa a torre ogni lusinga all’adoratore.

Al mio lungo sermon priego perdona
Che per grand’affezion qui lusingando
Tirato m’ave tua fama ch’or suona.

Tua son, ma l’onestà mia conservando
Come di vero cavaliere, e duca
Del popol tuo, il qual ti raccomando;

Sicchè tua fama dopo te riluca
Con tenace memoria, e non si snervi,
Fin che l’alto Motor luce qui luca:

Il qual io prego il tuo valor conservi.

È dono del Creatore uno svegliato ingegno, forza spesso dell’educazione il coltivarlo, ma resta alle proprie voglie guadagnarsi il vanto di volgerlo al bene e divenire di bello e caro esempio ai posteri, o viceversa, questo stesso dono dirigendo al male, farsi oggetto che unito all’ammirazione si abbia il loro disprezzo.

Giudichi il lettore qual memoria lasciasse di sè Mea Mattujani.