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adoperato, con profonde analisi e limpido argomentare ne svolse ogni parte a sì decisa incontrastabile definizione che mosse l’entusiasmo in tutta quella scelta adunanza. Il giorno susseguente, quegli scienziati, il cui nome aveva più volte eccheggiato glorioso per la Italia, si portarono al tempio novellamente ad ascoltare la quadrilustre addottrinata; e nel terzo giorno accorrevano per consultarla intorno a ciò ch’eziandio per essi era ancora problema.

Rassicurata Maria, ed esultanti i di lei maestri pel trionfo riportato, ella si fece a chiedere la laurea di Me dicina e Chirurgia; e ad esserne insignita il giorno 19 dicembre 1799, dovė sostenere altro pubblico esperimento nel grande Archiginnasio. Ivi si conserva documento comprovante che la grande aula di detto stabilimento, in cui da elevatissimo posto la valorosa giovane disputò, risuonava altamente delle lodi somme e dei sincerissimi plausi, che, meravigliati di tanto portento le tributavano i primari professori sia di filosofia, sia di eloquenza, sia di medicina, non meno che tutto il collegio, gli assistenti e lo eletto stuolo degl’invitati. Nella eloquenza e nel bel dire latino fu giudicata a nessuno seconda; in filosofia mostro di sapere; in medicina profondissima. Ad unanime consenso acclamata Dottoressa, Tarsizio Riviera, oratore stupendo di quella sontuosissima festa, la ornò delle insegne dottorali.

Di bene in meglio volgendo la sorte di Maria, mentre si tendeva ad assegnarle cattedra di ostetricia, il Conte Prospero Ranuzzi Cospi, ammirato di scorgerla a si alta meta nelle scienze da lui cotanto amate, e coltivate con esito felice, la provvide di annua pensione; la quale accrebbe fino a 100 zecchini, quando ad essa faceva dono della ricca e preziosa raccolta di macchine e libri alla fisica