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SIRANI 119


madre, ma figlia di famiglia, io prevengo le bisogna della mia casa, ed assisto con indefessa cura chiunque di essa ne ha duopo; nė temo che i bassi uffici faccian scorno a queste mani che danno vita alle tele.

Sarebbe impossibile l’annoverare con ordine tutte le opere che in ogni anno la instancabile pittrice produceva avanzando nell’arte con straordinaria eccellenza ed oprando con somma syeltezza. L’ammiravano i saggi e l’applaudi vano, mentre l’esecrabile sciame degl’invidiosi spandevano voce venir essa ajutata dal padre suo; nè mai falso so spetto poteva fondarsi con maggior apparenza di verità; giacchè essendo stato il Sirani prediletto discepolo di Guido Reni e il più felice de’ suoi imitatori, del pari Elisabetta, come allieva del genitore ed ammiratrice entusiasta del grand’Uomo, seguiva la stessa maniera ch’era la seconda di quel sommo; per cui le molte squisitezze che risaltavano nei suoi dipinti fino a quei giorni presi per lavori di Guido erano altrettanti punti che i maligni adducevano a scapito del di lei merito. Ciò nullostante la sua fama ingigantiva, ed ognuno ambiva possedere una produzione del suo pennello. Ecco un giorno presentarsele i com tenti di un gran quadro ove si doveva figurare il battesimo di Gesù Cristo da porsi nella Chiesa dei Certosini, in riscontro ad altra grandiosa tela che rappresenta la cena del Redentore, opera del padre suo, riputata bellissima per l’espressione, per la nettezza del disegno e del colorito. La giovanetta allora appena ventenne, raggiante di gioia prese un foglio di carta con pennellino in acquarello d’in chiostro, e a vista degli astanti stupefatti per tanta pron tezza d’ingegno, abbozzo, ombreggiata e lumeggiata ad un tempo quella composizione ricca di figure, spiritosa per le movenze, grandiosa per lo assieme. Quel quadro era in