ricchi doni, e ricerche di nobili sponsali, e ( 5) perfino
principesche onorificenze si ebbe. Di diverso avviso del Si
rani si fu per altro il saggio Conte Canonico Malvasia, che
con la sua Felsina Pittrice diede prove bastanti dell’amore
e del gusto che aveva per le belle arti; questi appena ebbe
osservato ciò che a caso tracciava la bambina, da estima
tore ed amico vero del probo pittore lo indusse a dedicarla
al disegno, persuadendolo ch’egli come padre non do
veva soffocare il genio che si possente mostravasi nella
figlia; e che poi come artista gli correva obbligo di prestarle mano, acciò si elevasse, e non venisse defraudata la
pittura di novelli vanti, in causa del pregiudizio che condanna il gentil sesso a non trattare che la rocca e il fuso. Nè il degno Signore si appose al vero; perchè la sua pro
tetta ammaestrata al dipingere dal proprio genitore, di do
dici anni fu in istato di ritrar questo con molta proprietà,
e buona condotta. Quindi animosa proseguendo, non vi ſu
studio atto a premunirla di cognizioni utili all’arte,
nè esercizio che valesse a perfezionare la già mirabile destrezza
di sua mano alla matita, che da lei non fosse con ansia coltivato. Ella mirando ad animare grandi tele attese ad erudirsi nella sacra e nella profana storia, non meno che nella
mitologia, perchè la vivace sua immaginativa si educasse
al giusto ed al vero, onde un giorno non fosse tratta da
inconsiderato slancio in quei vasti campi, i quali ubertosi
di soggetti e d’idee mancano di quella realtà che è dono
esclusivo della conoscenza degli usi, delle leggi, dei tempi.
Ammiratrice del merito che il padre suo aveva nello incidere
ad acqua forte, vi si applicò con si felice successo che ne
stupirono i più eccellenti (6). Del lavoro in Plastica non
volle essere digiuna. Niuna maestra fu mai più di lei premurosa ed attenta nel ben dirigere le minori sue sorelle,