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(1) È equivalente pertanto di extracanonico. Anche libri come le epistole di Clemente ai Corinti, l’epistola di Barnaba, le epistole di Ignazio e Policarpo, la Didaché, il Pastore di Erma, ecc., si potrebbero in qualche modo (non foss’altro per il fatto che parecchi figuravano nei codici biblici, quale il Sinaiticus e l’Alexandrinus, accanto ai libri canonici), far rientrare nella prima o nella seconda categoria di apocrifi; e come tali li troviamo infatti designati in antichi cataloghi e presso alcuni autori moderni. Ma i più, opportunamente, invece che tra gli apocrifi del N. T., li classificano tra i Padri apostolici.

(2) Ciò spiega come tra gli apocrifi del decreto Gelasiano (v. sotto) figurino per esempio il sinodo di Rimini o gli opuscoli di Tertulliano.

(3) Il titolo di decretum o decretalis Gelasii papae è certamente inesatto. Tuttavia la questione del Gelasiano non può dirsi ancora risoluta in tutti i suoi punti: v. per esempio da una parte E. Von Dobschütz, Das decretum Gelasianum de libris recipiendis in krit. Texte herausg. und untersucht (Texte u. Untersuch. 38, 4) Leipzig 1912; e dall’altra J. Chapman, On the Decretum Gelasianum de libris rec. et non rec., in «Revue bénédectine,» avril 1913, p. 187-202 e juillet 1913, p. 315-333; inoltre E. Amann in «Revue biblique», 1913 p. 602-608; R. Massigli in «Revue d’hist. et de litt. relig.» IV, 1913, pagine 155-170; E. Schwartz, Zum Decretum Gelasianum, in «Zeitschr. f. die neut. Wiss.» 1930, p. 161-168. Quel ch’è fuor di dubbio, è che il documento almeno nella sua forma attuale, non risale oltre la prima metà del VI sec.; sembra poi assodato ch’esso non è, come si credeva, un documento ufficiale della Chiesa romana, ma uno scritto privato, e neppure romano. Cfr. Dom. Cabrol, Dict. Arch. chrét. lit. Paris 1924.

(4) Un primo saggio di «Indice dei libri proibiti».

(5) «Cetera quae ab haereticis sive schismaticis conscripta vel praedicata sunt, nullatenus recipit catholica et apostolica romana ecclesia; e quibus pauca, quae ad memoriam venerunt et a catholicis vitanda sunt, credidimus esse subdenda».

(6) Dobschütz, p. 11 ss e 49 s.

(7) Le così dette Recognitiones clementine (dieci libri).

(8) Gli Atti di Paolo sono parzialmente ricordati più sotto («Actus Theclae et Pauli»; gli Atti di Giovanni sono inclusi pure più sotto in «Libri omnes quos fecit Lucius discipulus diabuli».

(9) È ricordato anche dal «Catalogo dei 60 libri canonici» (che è in greco e di origine, sembra, palestinese; riprodotto in Zahn, Gesch. des neut. Kanon II, 1, p. 289-293; e Preuschen, Analecta, p. 158-160. Nessun altro accenno nella antichità. Ma lo Hennecke è propenso ad attribuire ad esso due brevi citazioni, di cui l’una figura in un manoscritto greco (Resch, Agrapha p. 282), e l’altra nell’orazione funebre di S. Gregorio Nazianzeno su S. Basilio