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XXVI

Il docetismo del racconto della nascita di Cristo è evidente per il James1, come per J. A. Robinson e per altri dotti; il Lagrange invece non l’ammette2.

.          M. R. James, Latin Infancy Gospel, a new text, with a parallel version from Irish, edited with introduction, Cambridge 1927; J. A. Robinson, M. R. James Latin Infancy Gospel, in «The Journal of Theol. Studien» XXIX Jan. 1928, p. 205-207; M. J. Lagrange, Un nouvel evangile de l’enfance edité par M. R. James, in «Rev. bibl.» oct. 1928, p. 544-557; D. B. Copelle, in «Rev. Bénédectine» XLI, 1929.

6. A questo stesso gruppo B appartengono: 1º Lo scritto gnostico intitolato Γέννα Μαρίας, di cui parla Epifanio (Haer. XXVI, 2 Γένναν μὲν γὰρ Μαρίας βιβλίον τί φασιν εἶναι, ἐν ᾧ δεινά τε καὶ ὀλέτρια ὑποβάλλοντές τινα ἐκεῖσε λέγουσιν) che non sappiamo se fosse identico con l’omonimo De generatione Mariae, usato a’ tempi di Sant’Agostino (C. Faustum, XXIII, 9) dai Manichei: entrambi sono andati perduti. 2º Il Vangelo dell’infanzia del Salvatore, di cui abbiamo una redazione siro-araba, che combina in buona parte con lo Pseudo-Tommaso, e una redazione armena, quasi quattro volte più ampia (che amalgama Protovangelo, Pseudo-Tommaso e altre leggende), con carattere spiccatamente romanzesco3. 3º La storia di Giuseppe il legnaiuolo, pervenutaci in tre recensioni: boairica, zaidica (frammenti), e araba. Inoltre, varie redazioni e compilazioni latine posteriori, riferentisi alla nascita e alla fanciullezza di Gesù e di Maria. Citiamo: il Liber de nativitate Christi et obstetricibus a Joseph adductis, item de infantia eius usque ad annum XII, conservato nella biblioteca della Università di Lipsia4; le Narrationes de vita et conversatione b. Mariae virginis et de pueritia et adolescentia Salvatoris, pubblicato dallo Schade (Halis Saxonum 1876) di su un manoscritto di Giessen del XIII-XIV secolo; un Liber de infantia Salvatoris, in varie compilazioni, contenente oltre il materiale della Pseudo-Matteo, parecchie leggende nuove5, ecc.

7. Notiamo infine, sebbene non si riferisca alla infanzia del Salvatore e altri preferisca classificarlo tra le Apocalissi apocrife, il Transito della b. Vergine Maria o De dormitione Deiparae; ch’è attribuito all’apostolo S. Giovanni (τοῦ ἁγίου Ἰωάννου τοῦ Θεολόγου)6. Ci è pervenuto, oltre che in greco, in recensioni latine e siriache, in arabo, in sahidico-copto e in boairico7; il che prova la sua grande diffusione e popolarità. La glorificazione di Maria, già pronunziatissima ne’ precedenti apocrifi, raggiunge qui le più alte vette; ma nulla ci ob-

  1. C. f. c. XXV: «If ever there was a Docetic account of the lord’s birth; it is here», ecc.
  2. Nella assimilazione che si fa del bambino alla luce (n. 73) il Lagrange vede semplicemente l’influsso giovanneo, sia pure sovraccarico con «les effusions d’une piété plus ou moins bien inspirée»; e nel mostrarsi del bambino ai pastori ora piccino ora grande, e in altre simili metamorfosi (n. 84), egli trova «des jeux de folk-lore plutôt qu’une conception théologique sur l’enfant».
  3. Vedi il Peeters (Évangiles apocryphes, Paris, 11, 1914).
  4. J. Feller, Catal. codd. mss. biblioth. Paulinae in Acad. Lips. 1866, p. 161
  5. Vedi Reinsch, Die pseudo-Evangelien von Jesu u. Maria’s Kindheit ecc., p. 7 ss. Cfr. anche L’Evangile de la jeunesse de Notre-Seigneur Jésus-Christ (testo latino con traduzione francese di Catulle Mendès, Paris, 1894), che sarebbe stato ritrovato, non è molto, nella abbazia di san Vol-fango in Salzkammergut, e apparterrebbe all’alto medioevo. Ma con ogni verosimiglianza, «the latin text as well as the French version may be regarded as the work of Catulle Mendès» (Rhodes James).
  6. La recensione latina A del Tischendorf l’attribuisce a Giuseppe d’Arimatea; mentre il Transitus Mariae B lo fa scrivere a Melitone vescovo di Sardi (c. 170), per incarico di S. Giovanni. Il cod. Paris gr. 1504, ne dà come autore Giacomo, fratello del Signore, e così pure il titolo del cod. Vind. 151.
  7. «In ipsis graecis exemplorum haud exigua est varietas, in extrema potissimum libri parte» (Tischendorf). Di più, le versioni latine (di cui la prima del Tischendorf è una compilazione assai tarda) suppongono evidentemente un testo greco parecchio diverso da quello pubblicato dal Tischendorf (di su codici del XI-XIV secolo) e affine invece a quello rielaborato da Giovanni, arcivescovo di Tessalonica, sec. VII; e rappresentatoci da altri codici. Vedi M. Bonnet, Bemerkungen über die ältesten Schriften von der Himmelfahrt Maria in «Ztschr. f. wiss. Theol.» 1880, pp. 222-247, dove, accanto a concezioni dogmatiche in aperta antitesi con la fede cattolica, appare anche una concezione assai superficiale del culto cattolico della Vergine. M. R. James è d’avviso che «la leggenda fu elaborata primieramente, se non addirittura originale, in Egitto; onde i testi saidico e boarico meritano speciale attenzione» (p. 194).