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ortodosso. La popolarità e l’importanza goduta dallo Pseudo-Matteo in Occidente durante il Medio evo è notevolissima1.

4. Un piccolo apocrifo latino di soli due capitoli (che figura tra le opere di S. Girolamo) ha per titolo «La Natività di Maria». Al pari del precedente è spesso dato nei codici come la traduzione latina, fatta da S. Girolamo, di un originale ebraico di S. Matteo. Si tratta in fondo di un adattamento della prima parte dello Pseudo-Matteo, con la soppressione frequente delle minute circostanze con varie attenuazioni (inspirate non di rado ad un senso vigile di ortodossia) e con qualche non incongrua aggiunta: il tutto in latino relativamente elegante, «cum luxuria sententiarum verborumque» (Tischend.). È difficile fissare l’età precisa dell’apocrifo; ma si ritiene appartenere all’età carolingia. È riprodotto per intero nello Speculum historiale di Vincenzo di Beauvais e nella Legenda aurea di Jacopo di Voragine.

5. Un altro «Vangelo dell’Infanzia», relativo alla nascita di Maria e alla nascita e infanzia di Gesù, è stato pubblicato recentemente da M. R. James in due recensioni notevolmente divergenti, che riproducono l’una un manoscritto di Hereford (sec. XIII), l’altra il manoscritto Arundel del British Museum, il quale rappresenta senz’alcun dubbio (salvo qualche glossa qua e là) il testo più antico. Il cod. H attribuisce la storia a Giacomo; il cod. A invece, premettendo le due lettere di Cromazio ed Eliodoro a Girolamo e di Girolamo a Cromazio ed Eliodoro (vedi s. n. 3), viene con ciò ad attribuirlo a S. Matteo.

In buona parte l’apocrifico coincide con il Protovangelo e con lo Pseudo-Matteo; si aggiunge nel cod. H qualche estratto dal Vangelo della Natività di Maria e dallo pseudosermone d’Agostino 195; ma in parte è nuovo. Sulla sua origine è difficile per ora pronunciare un giudizio definitivo. È un fatto, che parecchie dipendenze dallo Pseudo-Matteo appaiono chiaramente fuor di posto; onde s’han da ritenere senz’altro come interpolazioni posteriori dei manoscritti a noi pervenuti. Ma il testo genuino conosceva tuttavia e ha sfruttato lo PseudoMatteo ovvero (come sembra più verosimile) gli è anteriore e gli ha servito di fonte? E quanto alla dipendenza del Protovangelo, esisteva essa già nel testo più antico, come ritiene il James? o questo testo più antico, come altri preferisce credere, si riduceva senz’altro alla parte nuova relativa alla nascita di Cristo2, che altri più tardi avrebbe ampliato con il racconto che va sino al viaggio a Betlemme, togliendolo dal Protovangelo, e con altre aggiunte? Ancora: il testo più antico sarebbe per caso derivato, come vuole il James, dal «Vangelo di Pietro»?

  1. Osserva giustamente il Rhodes James, p. 79: «La reale importanza dello Pseudo-Matteo sta non tanto nelle storie che contiene, quanto nel fatto che esso fu il principale veicolo per cui quelle furono conosciute dal Medio Evo, e la principale fonte di ispirazione per gli artisti e poeti dal XII al XV secolo».
  2. Da identificare con l’apocrifo Gelatiano «Liber de nativitate Salvatoris et de Maria vel obstetrice»?