Pagina:Bonaccorsi - Vangeli apocrifi.pdf/245


— 207 —

XXVIII.1

Daccapo2 il figliuolo di Anna sacerdote del tempio3 - ch’era venuto con Giuseppe tenendo in mano un bastone, alla vista di tutti, con gran furore distrusse i laghetti che Gesù aveva fatti con le sue mani, e ne sparse le acque che quegli vi aveva raccolte dal torrente. Chiuse in fatti il rivoletto stesso per cui entrava l’acqua e poi lo distrusse. Avendo ciò visto Gesù, disse a quel ragazzo che aveva rovinato i suoi laghetti: «O seme pessimo d’iniquità, o figlio della morte, officina di Satana in verità sarà senza forza il frutto del tuo seme, e le tue radici senza umore, e i tuoi rami aridi, non portanti frutto». E subito, alla vista di tutti, il ragazzo si disseccò e morì.

XXIX.4

Tremò allora Giuseppe e ritenne Gesù, e se ne tornava a casa con lui e la madre era insieme. Ed ecco subito dalla parte contraria un fanciullo, anch’egli operaio d’iniquità, si buttò di corsa sulla spalla di Gesù volendo schernirlo o fargli del male se poteva. Ma Gesù gli disse: «Che tu non possa tornar sano dalla via per cui ten vai!». E subito quegli precipitò e morì. E i parenti del morto, che avevan visto ciò ch’era accaduto, esclamarono: «Dond’è nato questo bimbo? È manifesto che ogni parola ch’ei dice è vera, e spesso si compie prima (ancora) che la dica». E s’avvicinarono a Giuseppe i parenti del fanciullo morto e gli dissero: «Togli via codesto Gesù da questo luogo, perché non può abitar con noi in questo comune. O insegnagli almeno a benedire e non maledire». Giuseppe allora s’accostò a Gesù e l’ammoniva dicendo: «Perché fai di tali cose? C’è molti già che si lamentano di te, e a cagion tua ci hanno in odio, e per via tua sopportiamo molestie dagli uomini». Rispose Gesù a Giuseppe: «Nessun figliuolo è saggio, se non quello che suo padre ha istruito secondo la scienza di questo tempo, e la maledizione del padre non nuoce a nessuno, se non a quelli che fan del

  1. Cfr. Ev. Thom. III.
  2. Con riferimento al fatto simile narrato sopra c. XXVI. Non ne segue trattarsi dello stesso ragazzo, di cui è ivi raccontata (non però nel c. II del vangelo di Tommaso) la morte e la risurrezione.
  3. Nel vang. di Tommaso, Anna è detto γραμματεύς «scriba», come in Protev. XV.
  4. Cfr. Ev. Thom. IV-V.