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XXIV

è l’ingenuo e pittoresco verismo, con cui son riprodotte varie scenette della vita di campagna di quei bambini orientali1.

Il manoscritto sinaitico, che rappresenta la redazione greca più corta, attribuisce il libro esplicitamente all’apostolo Tommaseo (σύγγραμμα τοῦ ἁγίου ἀποστόλου Θωμᾶ περὶ τῆς παιδικῆς ἀναστροφῆς τοῦ Κυρίου; ma gli altri codici parlan solo di Tommaso, o di Tommaso l’israelita, il filosofo israelita2. L’autore a ogni modo non era né un filosofo, né un israelita; ma un cristianello ellenista che di lingua e di costumi giudaici non sapeva nulla o quasi. Il titolo di «Vangelo» non è dato da nessun manoscritto.

L’apocrifo dipende con molta probabilità direttamente o indirettamente dal vangelo gnostico di Tommaso, ricordato più sopra, di cui sembra essere un parziale rifacimento cattolico (IV-V secolo), cioè un estratto rimaneggiato a uso degli ortodossi3. Con che si spiegherebbero certi spunti gnostici, abbastanza trasparenti tuttora nel nostro apocrifo, specialmente in qualche recensione non ancora abbastanza rimaneggiata. La redazione siriaca ci rappresenta la recensione relativamente più antica, ma suppone chiaramente un originale più ampio, di cui è non di rado un compendio4. Assai affine ad essa è la versione latina di un palinsesto viennese del V o VI secolo (disgraziatamente tuttora indecifrato, salvo i saggi fatti dal Tischendorf). La seconda redazione greca appare, in gran parte, un riassunto e un estratto rispetto alla prima; qua e là tuttavia è più colorita e più ricca di particolari. Finalmente il Tommaso latino del codice vaticano in parte segue strettamente la prima redazione greca, in parte se ne allontana notevolmente, accostandosi non di rado al siriaco; ha poi alcune cose in più, come la fuga e la permanenza in Egitto e il ritorno in Giudea, cap. I e II5.

3. Una compilazione latina del Protovangelo insieme e dello Pseudo-Tommaso è lo Pseudo-Matteo, cioè il «Libro sulla nascita della Beata Maria e sull’infanzia del Salvatore». Esso si presenta come una traduzione latina di S. Girolamo dall’originale ebraico dell’evangelista S. Matteo, ed è preceduto da una presunta lettera dei vescovi Cromazio ed Eliodoro a Girolamo e dalla risposta non meno fittizia di Girolamo6. Risale forse al VI-VII secolo7., La prima parte (G. I-XVII) è sostanzialmente affine al Protovangelo, pur con molte amplificazioni ed aggiunte8; l’ultima (c. XXV-XLII) è un libero rimaneggiamento, con un crescendo di stravaganze, del vangelo di Tommaso l’israelita; nei capi XVIII-XXIV son raccontati, con tratti stranamente leggendari di mano orientale (suggeriti spesso da testi dell’Antico Testamento) i prodigi della fuga in Egitto. Appare qua e là qualche spunto meno

  1. cfr. A. Meyer, l. c.
  2. Il testo latino (cod. Sinaitico) ha: Thomam.... Ismaelitam et apostolum (cod. apostolos) domini». M. R. James inclina a credere che la lezione Ismaelitam, invece di Israelitam sia l’originale, e che la combinazione «Ismaelita» e «filosofo» suggerisca una voluta connessione con i savi del lontano Oriente.
  3. A un più antico tentativo di riduzione cattolica del Vangelo di Tommaso allude forse la sticometria di Niceforo, quando parla di un εὐαγγέλιον κατὰ Θωμᾶν di 1300 stichi, cioè due volte più ampio della più lunga redazione greca del nostro apocrifo. — Nella lista delle scritture manichee presso Timoteo presbitero (86, 21) Τὸ κατὰ Θωμᾶν εὐαγγέλιον (n. 9) è distinto da τὰ παιδικὰ τοῦ Κυρίου (n. 13).
  4. Il manoscritto è del VI secolo. Secondo il Peeters (Evangiles apocryphes, Paris, II, p. XVIII) il siriaco non sarebbe già la versione di un originale greco, ma invece «l’originale comune delle redazioni greche e latine». Soltanto, poiché «un testo latino datante forse dal V secolo e tradotto dal siriaco, è un’ipotesi con la quale si è poco familiarizzati..., siamo portati a supporre come intermediaria una traduzione greca distinta dalle recensioni esistenti e più completa». Parecchia luce potrà risultare dal deciframento del palinsesto latino viennese, cui accenniamo appresso.
  5. Uno studio speciale del nostro apocrifo ha pubblicato L. Conrady, Das Thomasevangelium, in «Theol. Studien und Kritiken», 1903, III, PP. 377-459.
  6. In Alcuni Manoscritti, In Luogo Di Queste Lettere, Si Ha Un Prologo In Cui Giacomo, Figliuolo Di Giuseppe, Si Dichiara Autore Del Libro. Le Due Lettere Si Leggono Anche Nel Codice Aremdel Del «vangelo Latino dell’infanzia» pubblicato dal James e di cui si riparla più sotto.
  7. Altri lo crede più antico (V-VI secolo secondo il Lipsius e il Michel), altri ancora più recente (VIII-IX secolo secondo il James). I manoscritti a noi pervenuti sono tutti posteriori al secolo XI. Fu preso a base della celebre poetessa Hrotsvitha, Monaca Sassone († c. 973).
  8. La dipendenza dal Protovangelo potrebbe non essere diretta, ma solo indiretta, mediante cioè qualche altra redazione latina.