Pagina:Bonaccorsi - Vangeli apocrifi.pdf/15


— XV

2. Il Vangelo secondo gli Egiziani è forse il più antico dei vangeli gnostici. E ricordato da Clemente Alessandrino (c. 150-215), che ne cita forse solo di seconda mano1 alcune parole del Signore, di cui abusavano gli Encratiti; da Origene, che rileva espressamente il carattere eretico 2; dai Philosophoumena (V, 7) d’Ippolito († c. 235) come usato dai gnostici Naasseni; e più tardi (c. il 376) da Epifanio, che vi accenna una volta (haer. LXII, 2), facendoci sapere ch’era in uso presso i Sabelliani3. Da esso, secondo alcuni, sarebbe tolta anche la più gran parte delle citazioni evangeliche della così detta seconda epistola di Clemente (seconda metà del II sec.)4; ma dato il carattere indubbiamente eterodosso dell’apocrifo5 è poco verosimile. Le maggiori affinità, se pure è dato giudicarne dagli scarsi frammenti6, sembra le avesse col vangelo di S. Matteo. Come data di composizione può stabilirsi la metà del II secolo. La patria d’origine è con ogni probabilità l’Egitto, come insinua il titolo; altri tuttavia propende per Antiochia.

     Cfr. Scheckenburger, Ueber das Ev. der Aegyptier. Ein historisch-kritischer Versuch, Bern 1834 (sostiene che il Vangelo sec. gli Egiz. è una recensione ebionita egiziana del Vangelo sec. gli Ebrei); Resch in «Ztschr. f. kirchl. Wissensch. u. Leben» IX, 1888, p. 232245; D. Völter, Petrus Evangelium oder Aegypterevangelium? Tüb. 1893 (il Vangelo sec. gli Egiz. sarebbe un rifacimento del Vang. di Pietro); Deissmann in «Theol. Literaturzeit.» 1901, col. 72.92 s., (su alcune presunte reliquie del Vangelo secondo gli Egiziani); M. Zappalà, L’encratismo di Giulio Cassiano e i suoi rapporti con il Vangelo apocrifo sec. gli Egiz., in «Studi filos. e relig.» III, 1922, n. 4.

3. Il Vangelo di Pietro (τὸ λεγόμενον κατὰ Πέτρον εὐαγγέλιον) è ricordato come in uso presso i Docetizzanti di Rhossos (Siria) e non in tutto ortodosso, in una lettera di Serapione vescovo d’Antiochia (e. 200) presso Eusebio Hist. eccl. VI, 12, 2 ss.; poi è menzionato da Origene in Matth. X, 17 (ἐκ παραδόσεως ὁρμώμενοι τοῦ ἐπιγεγραμμένου κατὰ Πέτρον εὐαγγελίου), e figura tra gli scritti rigettati del così detto decreto Gelasiano: cfr. Eus. H. e. III, 3, 2; 25, 6; Hier. De vir. ill. I; e più tardi Theodor. Haer. fab. comp. II, 2 (la cui notizia, che il Vangelo di Pietro fosse in uso presso i Nazarei, sembra dovuta a una delle non rare confusioni di questo scrittore). C’era, si può dire, affatto sconosciuto sino alla scoperta (inverno 1886-7) d’una vecchia pergamena (VIII-IX sec.) nel sepolcro d’un monaco cristiano di Akhmîm nell’alto Egitto; la quale ci ha rimesso in possesso d’un notevole brano del Vangelo di Pietro, relativo agli ultimi fatti della passione e della risurrezione di Cristo7. L’apocrifo d’origine probabilmente siriaca,

  1. Cfr. Strom. III, 9, 63: φέρεται δέ, οἶμαι, ἐν τῷ κατ᾽ Αἰγυπτίους εὐαγγελίῳ, coll. III, 13, 92.
  2. Hom. I in Lucam (trad. s. Girol.): «Ecclesia quatuor habet evangelia, haeresis plurima, e quibus quoddam inscribitur secundum Aegyptios». Cfr. lo scholion in Lc. 1, 1: τὸ μέντοι ἐπιγεγραμμένον κατὰ Αἰγυπτίους εὐαγγέλιον καὶ τὸ ἐπιγεγραμμένον τῶν δώδεκα εὐαγγέλιον οἱ συγγράψαντες ἐπεχείρησαν (ma non scrissero sotto la divina ispirazione).
  3. Tὴν δὲ πᾶσαν αὐτῶν πλάνην καὶ τὴν τῆς πλάνης αὐτῶν δύναμιν ἔχουσιν ἐξ ἀποκρύφων τινῶν, μάλιστα ἀπὸ τοῦ καλουμένου Αἰγυπτίου Ἐαγγελίου, ᾧ τινες τὸ ὄνομα ἐπέϑεντο τοῦτο. Ἔν αὐτῷ γὰρ πολλὰ τοιαῦτα ὡς ἐν παραβύστῳ (=in segreto) μυστηριόδως ἐκ προσώπου τοῦ Σωτῆρος ἀναφέρεται, ὡς αὐτοῦ δηλοῦντος τοῖς μαθηταῖς τὸν αὐτὸν εἶναι πατέρα, τὸν αὐτὸν εἶναι πατέρα, τὸν αὐτὸν εἶναι ἅγιον πνεῦμα (cioè l’identità delle tre persone divine).
  4. Harnack, Chronologie I, p. 617 s.; cfr. anche Hennecke, Apokryphen² p. 56.
  5. Harnack, naturalmente, non ammette tale carattere eretico dell’apocrifico e ci vede soltanto un encratismo contenuto entro limiti dell’ortodossia. Ma è assai difficile conciliare tale giudizio con la radicale condanna degli antichi e con il frammento dell’apocrifo relativo al matrimonio.
  6. Lo Hennecke riferisce al Vangelo secondo gli Egiziani (con un punto interrogativo) anche il λόγιον di P. Oxy. 655, e alcune citazioni dei «Canoni ecclesiastici dei santi Apostoli», Ad. Jacoby, con minore probabilità ancora, attribuisce all’apocrifo il frammento d’un papiro copto di Strassburg da lui pubblicato (Ein Neues evangelienfragment, Strassburg 1900), che contiene, sembra, una preghiera sacerdotale di Gesù al Getsemani; il Baumstark (Oriens christianus, II, 1902, p, 466 s.) aggiudica al vangelo secondo gli Egizi un racconto del battesimo di Gesù sul Giordano, divulgato parimenti dal Jacoby (Ein bisher unbeachteter Bericht über die Taufe Jesu, Strassburg 1902).
  7. Segue un altro brano, dove Gesù mostra agli apostoli il cielo e l’inferno, cioè un brano dell’Apocalissi di Pietro, secondo l’opinione comune. Il James tuttavia propende a vederci un secondo brano del Vangelo.