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» Questa mattina (24 Giugno) il nemico scopriva sulla breccia una batteria di quattro pezzi.
» In pochi momenti era rovinata, distrutta dal fuoco delle nostre batterie, di cui ogni colpo era fatale agli artiglieri ed al materiale del nemico.
» Ha dovuto cessar subito il suo fuoco, e nol potrà riprendere se non costruendo una nuova batteria.
» Fatto padrone di alcuni palmi di terreno per sorpresa non per valore, si trova ora serrato in quel picciolissimo spazio - esposto al fuoco continuo delle nostre artiglierie concentrate verso quel punto - racchiuso dalla nostra seconda linea di fortificazione, più della prima propizia, ed insuperabile pel gran numero di soldati che la guardano, e pel fuoco incrocicchiato delle nostre batterie.
» Il nemico non può avanzare contro il nostro campo trincerato se non venendo a morte certa».
E questa s’aspetta ad uomini governati a Popolo, che attentano alla sovranità, all’esistenza di un altro popolo, il quale si stava tranquillo nei suoi confini, nel suo terreno, e proclamata la Repubblica, cioè applicata al governo l’idea della giustizia, movea sulla via del sociale perfezionamento.
Il nemico si dibatte ora in un cerchio di fuoco — Tutte le nostre posizioni sono vegliate da prodi soldati — Il popolo gareggia colla milizia — Tutti pronti al sacrificio della vita, anzichè abbandonare al barbaro la Capitale del mondo.
Il 24 Giugno 1849.
Il Ministro — Giuseppe Avezzana |