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da quel priore locale Tommaso di Febo, cui richiesero che immediatamente avesse loro consegnato i fucili di quella Guardia Nazionale, diversamente si sarebbero usate delle ostilità. In simile frangente non sapendo il Priore a qual partito appigliarsi, onde evitare sconcerti si portò suo malgrado nel quartiere ove esistevano soli cinque fucili, essendo il sesto in casa di un milite Nazionale che ritrovavasi in campagna: i detti ufficiali però non contenti dei cinque fucili vollero conoscere l’abitazione del milite Cittadino per prendere il sesto fucile. Difatti conosciutola, con varj calci di schioppo e con sciable ridussero a pezzi la porta di casa del ripetuto milite, e si portarono via il fucile.

Quindi assegnarono un termine di pochi minuti al sullodato Priore affinchè gli avesse preparato una barrozza per ricondurre al campo i soldati che dicevano spedati.

Non mancò di appagare il Priore il desiderio dei detti officiali, e trovata la barrozza con i bovi la consegnò a due sentinelle francesi nel luogo detto la Fontana fuori del paese, e fece ritorno dentro l’abitato prevenendone l’ufficialità. Questa, unitamente alla truppa, sembrava fossero rimasti contenti del trattamento ricevuto, e con buon garbo si licenziavano dai primarj di quel paese, ma eglino credettero unitamente al loro parroco accompagnarli fino al luogo ove esisteva la barrozza. Ivi giunti si vide che nella barrozza non vi erano legati più i bovi; allora quei soldati francesi andarono in furia maltrattando il Priore perchè avea mandato via i bovi. Il Priore però gli fece conoscere aver consegnato la barrozza