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I suddetti quattro militi Nazionali mi hanno riferito, per quanto hanno potuto raccorre, che nella mattina di venerdì 8 corrente i ripetuti francesi circa un’ora di sole dalla strada di san Giorgio facevano ingresso in quel Paese, accompagnati dall’arciprete di Prima Porta. La prima loro operazione fu quella di sfasciare le porte delle cantine che erano in prossimità del Paese, e quindi sbucate le botti, bere, e buttar del vino: poscia fecero ingresso nel paese, e con aria imponente richiesero a quegli abitanti pane, vino e zigari.

Quei popolani, sopraffatti dallo spavento in vedere invaso il loro piccolo paese da truppe straniere, non esitarono un momento dall’apprestargli ciò che da essi si richiedeva, anche al disopra delle loro forze, affinchè non commettessero verun affronto.

Essi però, i francesi, nulla calcolando le buone attenzioni che loro venivano praticate da quei terrazzani, dopo aver mangiato e bevuto tanto nell’osterie che in case particolari, invece di pagare, come portava il dovere, se ne andarono vagando per il paese, e soltanto a furia di preghiere pagarono alquanti zigari a quel tabaccaro, parte in argento e parte in moneta di rame dell’antica repubblica francese, che qui non hanno alcun corso: lo stesso metodo praticavano con quel pizzicagnolo. Sul timore sempre di ricevere affronti si astennero coloro che gli avevano somministrato il genere di reclamare all’ufficialità.

In compagnia sempre del suddetto arciprete di Prima Porta varj ufficiali francesi si portarono