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e si erano già apprestate le opere per occupare di viva forza le posizioni de’ Cappuccini, da cui si poteva battere la città.

Ma il nemico, comunque forte in ogni Arme, spaventato dal valore delle nostre truppe e dalle perdite sofferte, abbandonò chetamente la Città a tre ore circa prima di giorno, già abbandonata dal Re di Napoli nel dì antecedente verso le due pomeridiane quando ferveva l’attacco. Velletri pertanto ci ha presentato questa mane le porte aperte, e vi siamo entrati prima delle sette del mattino.

Io non posso farvi ora lunghi dettagli: vi dirò soltanto che nel primo scontro fuori la città fu grande la perdita dell’inimico, cui facemmo ancor buon numero di prigionieri; e che la perdita nostra fu poca a fronte della lunghezza dell’azione e del grande favore che ebbe l’inimico appena si ricovrò entro la città, ove, difeso da mura e dalle case, ci batteva sicuro col cannone e colla moschetteria.

Le truppe non indietreggiarono di una linea non solo, ma corsero più volte all’assalto fin sotto alle mura, e tennero ogni posizione conquistata ad onta di tutti gli sforzi del nemico per sloggiarle; e nullostante i disagi dei replicati bivacchi e delle privazioni, si mostrarono d’un valore veramente straordinario. Nella notte scorsa poi, in cui si credeva per la mattina certo un nuovo attacco, era per tutto il campo una festa ed un’impazienza che è più facile immaginarla che descriverla.

Vi darò nota al più presto dei valorosi che