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per costituirsi in Repubblica viene allegato come cagione di questo nuovo insulto delle armate Imperiali, e sotto l’impero delle baionette viene a tutta una popolazione imposto di rialzare quegli stemmi che essa avea abbattuti, come avanzi di un dominio che misera sempre la fece. La Repubblica Romana protesta, o Signore, con tutte le sue forze contro questo abuso del potere, contro questa infrazione di ogni diritto delle genti, e se ne richiama a lei perchè Ella presenti al suo governo questa protesta, che, inascoltata, comprometterebbe la pace di Europa; metterebbe in forse la lealtà dei governi tutti, interessati quanto la Repubblica a mantenere inviolate le franchigie delle nazioni; susciterebbe un’orrenda guerra, scavando un infallibile abisso a tutti coloro che potendo non vollero impedirla. I diritti, che la libertà sancì omai per tutto in Europa, sacri sono anche in Italia; nè il calpestarli impunemente può farsi da alcun uomo. Il popolo dello Stato Romano fece uso, come tanti altri popoli, di questo suo diritto creandosi una forma di reggimento, ed è pronto a seppellirsi sotto le ruine delle sue città prima che transigere coi suoi doveri, che lasciare alla balia di un nemico implacabile la pubblica cosa. La civiltà, l’umanità, i patti internazionali la devono muover quindi del pari, o Signore, a spender l’opera sua per coonestare presso il suo governo queste irrefragabili ragioni, per indurlo ad antivenire inutili eccidi, contro cui si alzerebbe perpetuo il grido di abborrimento dei posteri. La Repubblica Romana, Signore, non fu creazione di impeto momentaneo, di foga di fa-