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Fratelli d’Ungheria! forse in questo momento la feroce famiglia d’Absburgo fugge dinanzi alle vostre bajonette — Che se pur fosie vinti, e seppur anche la nostra Repubblica dovesse cader combattendo sotto la forza brutale di tanti oppressori, e che perciò? cesseremo forse di essere fratelli? no. Le ruine delle vostre città, e le novelle ruine di Roma accumulate sulle antiche sarebbero l’altare del nostro palto, e lascerebbero tale un ricordo ai Popoli d’Europa che non andrebbe perduto.
Ma confidiamo, o fratelli Ungheresi! Iddio ha dato la terra ai Popoli, non ai tiranni; e l’avvenire è dei forli.
La libertà e il dispolismo sono alle prese. — Chi è che vuol combettere per la libertà? si faccia innanzi e combatta. La lotta è decisiva. Roma e Ungheria hanno sollevato lo stendardo della emancipazione. — Chi è che vuole combattere per la libertà d’Europa? si faccia innanzi, venga e combatta o sulle rive del Danubio, o sulle rive del Tevere.
Roma 8 Maggio 1849.
Il Presidente dell'Assemblea C. L. Bonaparte |
I SEGRETARII
A. Fabretti | G. Cocchi | G. Pennacchi |