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turando questa unione sublime, facciamo noi, in quanto ci appartiene, il nostro dovere.

L’Italia ci saluta festosa, perchè aspetta da noi cose degne del suo glorioso avvenire; e i popoli tutti ci guardano con amore, perchè la democrazia civile in Roma significa ed annuncia il riscatto completo dell’umanità da ogni tirannide.

La Diplomazia, che jeri ci minacciava, oggi sembra arretrarsi con grave pensiero da noi.

Cittadini! Noi abbiamo sgombrato il terreno da molti ostacoli interni; ma poco abbiamo ancora edificato.

La Repubblica dee compiere gli obblighi suoi: essa dee apparecchiarsi, col resto d’Italia, alla guerra dell’indipendenza, al gran lavoro della restaurazione nazionale; e dee sostituire dentro sè, una volta per sempre, il governo della legge e della ragione a quello delle passioni e del l’arbitrio. Senza di ciò l’Italia intera, delusa nella sua aspettativa, innalzerebbe un fiero grido di maledizione contro di noi.

A medicare le profonde piaghe aperte da antichissima corruzione nell’amministrazione dello Stato, richiedonsi grandi sacrificii. Bisogna compierli. Chi non ha in cuore altro che cifre e danáro si consoli, calcolando che il sagrificio presente lo preserverà da mali maggiori nell’avvenire.

Le anime, capaci di generosi sentimenti, guardino Venezia, ed imitino quella italiana virtù.

Quanto agli avversarj dell’attuale ordine di cose, la Repubblica rispetta religiosamente l’intangibilità del libero pensiero; essa non teme la prova della discussione, le autorità del passato, i sofismi della servitù; ma colpirà con pene se-