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Papi si fece più grande allorchè divenne la Roma del Popolo.

L’Europa giudichi questi fatti e pronunzi con conoscenza di causa se legittima fu la nostra rivoluzione. Finchè il Papato ci assecondò, finchè esso si mostrò amico della nostra indipendenza, noi col Papato procedemmo, noi dal Papato una consecrazione cercammo al glorioso nostro risorgimento. Ma allorchè esso ci disertò, allorchè esso ci dichiarò che il suo carattere sacerdotale gli vietava di corroborare i santi conati dell’indipendenza, allorchè esso ci disse che gli interessi del mondo cattolico gli impedivano di patrocinare: l’interessi Italiani, allora noi non avemmo che un grido, allora noi esalammo dal profondo del cuore che eravamo Italiani, e il Papato ripudiammo che ci avea ripudiati, onorando il sacerdote, ma non obbedendo omai più che alla voce d’Italia.

Il mondo giudichi questi fatti e seguiti se il vuole a calunniarci. Non è per giustificarci che noi questi faiti allegammo, giacchè la giustificazione nostra sta tutta nei nostri diritti, nelle nostre coscienze. Ma è bene che l’Europa abbia un regolo per misurare le sorti che ci si preparano, sorti che incontreremo senza baldanza, senza paure, colla dignità di uomini che s’adoprarono pel bene della terra in cui erano nati, e che all’Europa, colla fronte alta, con cuor sicuro potran sempre dire: Un’opera gloriosa almeno compimmo e fu quel giorno in cui abbattemmo il dominio temporale de’ Papi.

Roma 3 Marzo 1849.

Il Ministro degli Affari esteri