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Rabbino di Amsterdam contemplano il Tutto sub specie æternitatis; sia pure che, come Leibniz aggiudichino a sè stessi, fiduciosi, la spontaneità. Gli scritti dei metafisici offrono una lunga serie di tentativi per conciliare il libero arbitrio e la legge morale col sistema meccanico del mondo. Se a uno di loro, supponiamo a Kant, fosse veramente riuscita questa quadratura, la serie avrebbe fine. Soltanto i problemi insolubili sono eterni così33.
Meno conosciuti di questi studi metafisici sono gli studi matematici rivolti allo stesso scopo, e nati da poco tempo in Francia. Essi si annodano al disgraziato tentativo di Descartes di spiegare l’azione reciproca fra anima e corpo, della sostanza materiale e spirituale da lui ammessa. Poichè, quantunque Descartes ritenesse costante la quantità del movimento nel mondo, e quantunque non credesse che l’anima possa generare movimento, tuttavia egli era d’opinione che la direzione del movimento viene data dall’anima34. Leibniz dimostrò che non la somma dei movimenti ma soltanto la forza motrice è costante, e che anche la somma di forza dirigente e di progressione verso una qualsiasi asse tracciata nello spazio, resta pure la stessa. Così chiama egli la somma algebrica dei componenti, paralleli a quell’asse, di tutti i momenti meccanici. Secondo l’ultimo teorema, trascurato da Descartes, nemmeno la direzione di movimento potrebbe esser abolita o cambiata senza corrispondente dispendio di forza. Per quanto piccolo possa figurarsi tale dispen-