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monista ben difficilmente può sostenere che tutta l’esistenza umana non sia che una Fable convenue, nella quale la necessità meccanica ha assegnato a Caio la parte del delinquente, a Sempronio quella del giudice, e perciò Caio viene condotto al patibolo mentre Sempronio va a far colazione.
Se il sig. von Stephan ci annunzia che su centomila lettere circa tante in un anno vengono gettate nella cassetta senza indirizzo31, non ce ne meravigliamo. Ma che, secondo Quetelet, fra centomila abitanti di una città circa tanti in un anno, per necessità naturale, siano ladri, assassini e incendiarie32, a ciò si ribella il nostro senso morale, poichè è penoso dover pensare che noi non siamo diventati criminali soltanto perchè altri ha estratto in vece nostra la palla nera che avrebbe potuto toccare a noi.
Chi, per così dire, attraversa la vita dormendo, e nel suo sogno governa il mondo o spacca la legna; chi, come storico, giurista, poeta, considerando la vita da un punto di vista unilaterale, si occupa più che altro di istituzioni e di passioni umane, e chi studiando o dominando la natura rivolge uno sguardo altrettanto limitato soltanto alle leggi naturali, quegli dimentica il dilemma sulle cui corna infilata la nostra ragione langue come la preda dell’Ammazzasette; come noi dimentichiamo le immagini doppie che altrimenti ci inseguirebbero dovunque dandoci la vertigine. In così disperati sforzi per sfuggire a tale tormento si consuma la piccola schiera di coloro che col