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sero tutte eguali; come un’elissi, ovvero come una delle figure piane da me chiamate amphidexter, ciascuna delle quali viene divisa da una retta passante attraverso il suo centro; poichè, nè le parti dell’universo nè i visceri della bestia sono dai due lati di quel piano perpendicolare perfettamente uguali ed ugualmente disposte. Ci sarebbero dunque sempre nell’asino e fuori dell’asino molte cose le quali, sebbene noi non le osserviamo, lo deciderebbero a volgersi da una parte piuttosto che dall’altra. E quantunque l’uomo sia libero, mentre l’asino non lo è, tuttavia anche nell’uomo appare impossibile il caso dell’equilibrio perfetto di motivi per due decisioni, e un angelo, o almeno Dio, potrebbe sempre offrire un motivo per la decisione presa dall’uomo, anche se la lunga estensione del concatenamento delle cause, rendesse questo motivo molto complesso e a noi stessi incomprensibile»27.

Quanto alla quistione dove vanno a finire col determinismo la responsabilità umana e la giustizia e bontà di Dio, Leibniz se la cava mediante il suo ottimismo. Nella conclusione della Teodicea, di cui una gran parte è rivolta a questo argomento, egli sostiene, continuando una finzione di Lorenzo Valla28 che per Sesto Tarquinio fu senza dubbio un gran danno dover commettere dei delitti per i quali non poteva venirgli risparmiato il castigo. Innumerevoli mondi sarebbero stati possibili nei quali Tarquinio avrebbe potuto avere una parte più o meno virtuosa, vivere più o meno felice,