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si potrebbe anche figurarsela tanto ingrandita nelle sue proporzioni da poterci entrar dentro come in un mulino. E supposto ciò, non si troverebbero nel suo interno altro che parti che si urlano e niente da cui si possa comprendere la percezione»16.

Così Leibniz venne allo stesso risultato al quale siamo giunti noi; ma l’argomentazione che Locke prese da Leibniz, perdette di forza per i progressi della scienza naturale. Poichè, dal presente punto di vista, si potrebbe obbiettare che in una progressiva suddivisione della materia viene certo un punto in cui essa manifesta proprietà nuove. Apparisce anche evidente come nè LockeLeibniz pensarono che non è nient’affatto indifferente se si trovano vicine o una sull’altra masse di carbone, zolfo o salnitro della grossezza d’un piede, ovvero se queste sostanze in date proporzioni sono ridotte ad un miscuglio di polvere o sgranate in piccoli nuclei d’una certa sottigliezza. Nemmeno l’effetto meccanico di macchine simili è proporzionale alla loro mole. Se dunque la materia, secondo il grado della sua suddivisione presenta sempre nuove e meccanicamente comprensibili azioni, perchè, mediante più sottili suddivisioni, non potrebbe anche pensare, senza che questa nuova attività cessasse di essere meccanicamente comprensibile? Per non dar tosto occasione a tale domanda, giusta soltanto in apparenza, ma forse capace di trascinar molti in errore, è meglio lasciar da parte la progressiva suddivisione della materia di Locke