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coltà è assolutamente trascendente. Darwin mostrò nella selezione naturale una possibilità di girarla, e di spiegare l’intima conformità della creazione organica al suo scopo, come pure il suo adattamento alle condizioni inorganiche, per mezzo d’un concatenamento di circostanze operanti secondo una specie di meccanicismo con necessità naturale. Quale grado di verosimiglianza raggiunga la teoria della selezione lo discussi già qui in altra occasione. «Noi possiamo tuttavia» io dissi «finchè ci atteniamo a questa dottrina, avere la sensazione di chi, condannato altrimenti ad affondare senza speranza, si tiene aggrappato ad un’asse che appena basta a sostenerlo sull’acqua. Nella scelta fra l’asse e l’annegamento, il vantaggio è decisamente dalla parte dell’asse»12.
Il mio paragone fra la teoria della selezione e un’asse fu accolto nell’altro campo con tanta soddisfazione che dal piacere, ripetendo il racconto, si fece dell’asse un filo di paglia. Ma tra un’asse e un filo di paglia c’è una grande differenza. Chi è ridotto ad un filo di paglia affonda, ma un’asse ha salvato più di una vita umana; e perciò anche la quarta difficoltà non è fino ad ora trascendente, per quanto richieda ancora scrupolose e ben serie meditazioni.
La quinta invece lo è proprio assolutamente: l’altro mio confine della conoscenza della natura: il nascere della semplice sensazione.
Fu poc’anzi ricordato come io abbia dimostrata la natura ipermeccanica di questo problema, e perciò la sua trascendenza. Non è