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non è però mia intenzione metterlo a così basso livello come l’atomo animato. Questo tentativo nacque dalla scuola matematica-fisica scozzese di sir William Thomson e di quel prof. Tait, il cui sciovinismo riattizzò la lite sulla parte avuta da Leibniz nella invenzione del calcolo infinitesimale, e che non si perita di qualificare Leibniz un ladro10, per cui non merita a dir vero l’onore di venir oggi nominato in questa sala. William Thomson e il prof. Tait credono che dalle meravigliose virtù che Helmholtz scoperse nei vortici dei fluidi, si possano dedurre parecchie importanti proprietà che devono essere attribuite agli atomi. Si possono supporre fra gli atomi, piccolissimi vortici diversamente combinati che s’aggirano dall’eternità11. Niente può essere più ingiusto che spacciare questa teoria, come successe in Germania, quale una riesumazione dei vortici di Cartesio. Quantunque nei vortici la materia ponderabile non sia, come l’elettricità nelle piccole correnti che avvolgono le particelle di ferro, parallela all’asse piegata a cerchio, ma incrociata con quest’asse, ci si sente tuttavia, attraverso la teoria d’Ampère, favorevolmente disposti a quella di Thomson. Pure, mentre sarebbe affatto prematuro respingere leggermente l’ingegnosa teoria di sir William Thomson per il fatto che in molti punti è manchevole, una cosa però si può già con sicurezza affermare: ch’essa non risolve, niente più di qualsiasi altra precedente teoria, la contraddizione in cui urta la nostra intelligenza nei suoi

E. Du Bois-Reymond - Sui confini della scienza 6