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e in proporzione inversa del quadrato della distanza! Una volontà che deve muovere il soggetto trascinato nella sezione conica! Una volontà davvero, che ricorda quella fede che trasporta i monti, ma che finora in meccanica non fu ancora utilizzata come fonte di movimento. A tale contraddizione giunge chi, invece di attenersi alla modestia, inchioda la bandiera all’albero, e, con una fraseologia rumorosa, cerca di alimentare in sè e in altri l’illusione di esser riuscito, là dove Newton disperava. In quale contrasto con tanta audacia si manifesta il riserbo del maestro che assegna come compito alla meccanica analitica la descrizione dei movimenti dei corpi!9.
In ogni caso l’ardente e vasta opposizione contro l’incomprensibilità da me sostenuta della coscienza da cause meccaniche, mostra quanto sbagli la nuova filosofia supponendo questa incomprensibilità come evidente. Sembra piuttosto che ogni investigazione filosofica sullo spirito dovrebbe cominciare col mettere in chiaro questo punto, e con qualche altra argomentazione corrispondente alle mie. Se la coscienza fosse meccanicamente comprensibile non ci sarebbe metafisica; per ciò che è soltanto incosciente non c’è bisogno di altra filosofia che la meccanica.
Se annovero qui un tentativo dei tempi moderni per respingere ancora più indietro gli altri confini della conoscenza della natura e per gettar luce sull’essenza della materia, allo scopo di qualificarlo anch’esso insoddisfacente,