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rioso dell’organismo animale o vegetale, il nostro bisogno di causalità riguardo a quest’organo sarebbe soddisfatto, quanto riguardo al sistema planetario, vale a dire quanto è permesso alla natura del nostro intelletto, destinato a priori a naufragare davanti alla possibilità di comprendere la materia e la forza. Al contrario se noi possedessimo la conoscenza astronomica di ciò che succede nell’interno del cervello, noi non saremmo neppure d’un capello più avanzati riguardo al formarsi della coscienza. Anche possedendo la formula del mondo, l’Intelligenza di Laplace così smisuratamente superiore alla nostra, ma pur simile ad essa, non sarebbe su tale quistione niente più istruita di noi; anzi quand’anche secondo la supposizione di Leibniz, fosse provvista di tanta capacità tecnica da metter insieme un homunculus atomo per atomo, molecola per molecola, lo farebbe bensì pensante, ma non comprenderebbe in qual modo egli potesse riuscir a pensare5.
Il primo sorgere della vita non ha in sè niente a che fare con la coscienza. Si tratta in tal caso soltanto di aggruppamento d’atomi e di molecole e di introduzione di certi movimenti. Per conseguenza non solamente è concepibile una conoscenza astronomica di ciò che vien chiamato generazione, Generatio spontanea seu œquivoca, e recentemente abiogenesi od eterogenesi, ma tale conoscenza astronomica soddisferebbe, anche riguardo al primo sorgere della vila, il nostro bisogno di causalità, come lo soddisfa riguardo ai movimenti dei corpi celesti.