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l’essere senza vita, il sensibile dall’insensibile, il cosciente dall’incosciente? L’autore dei Confini della scienza naturale considera il primo dei tre problemi, A, la produzione della vita, come solubile. Egli si apre la via, a quanto pare, alla soluzione del terzo problema, C, l’intelligenza e il libero arbitrio, unendolo in perfetta dipendenza col secondo, cioè l’intelletto considerato soltanto come il più alto grado della conoscenza già ottenuta con la sensibilità. Il secondo problema, B, quello della sensibilità, è da lui al contrario considerato insolubile. Io ammetto che mi potrebbe ancor sembrar chiaro se qualcuno dicesse: è e resta inesplicabile A, vale a dire la vita; ma data questa seguono da sè, cioè con sviluppo naturale, B e C, vale a dire la sensibilità e il pensiero. Oppure, per conto mio, anche all’inverso: A e B si possono ancora comprendere, ma C, la coscienza, sorpassa la nostra capacità intellettuale. Ambedue i casi, come ho detto, mi sembrano più ammissibili che non considerare precisamente il punto di mezzo soltanto come insuperabile»4.
Così prosegue Strauss. Mi dispiace doverlo dire, ma egli non ha afferrato il nocciolo della mia osservazione. Chiamavo conoscenza astronomica di un sistema materiale, una conoscenza pari a quella che noi avremmo del sistema planetario, se tutte le osservazioni fossero perfettamente giuste e tutte le difficoltà della teoria perfettamente superate. Se noi possedessimo la conoscenza astronomica di ciò che succede nell’interno di un organo ancora miste-