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fondo del testo. Non ignoro le considerazioni contro la finità della materia in uno spazio infinito, e le complicazioni qui sorte riguardo allo spazio per le ricerche matematiche di Riemann ed altri; ma questo non è il luogo per addentrarci in ciò.

(4) Enciclopedia. Discorso preliminare. Parigi 1751. In-folio Vol. I pag. 9. «L’Universo per chi sapesse abbracciarlo da un unico punto di vista non sarebbe, se è permesso dirlo, che un fatto unico ed una grande verità». In una critica degna d’esser letta, del «Discorso preliminare» Augusto Boeckh dice: «Io considero come sommità e coronamento di tutta la dissertazione la tesi alla quale egli (D’Alembert) arriva con metodo severo» «l’universo sarebbe per chi sapesse abbracciarlo d’un solo sguardo, nient’altro che un unico fatto e una grande verità. Quanto è piccolo da ciò il passo alla Monas monadum di Leibniz, o, per usare l’espressione posteriore, all’Assoluto! Ed io non so se la riserva aggiunta «se è permesso dirlo» non sia nata dal pensiero che egli con quest’idea superava temerariamente i confini delle opinioni dominanti, od urtava anche contro la credenza positiva, che egli del resto risparmia con grande riguardo, ben più del suo discepolo Friedrich (Relazioni mensili dell’Accademia di Berlino 1858 p. 82-83). Non doveva, a un cervello matematico come quello di D’Alembert, apparir più degna di fiducia la previsione del pensiero di Laplace di quella del pensiero di Hegel?

(5) Risposta alle Riflessioni contenute nella seconda Edizione del Dizionario critico di Bayle ecc. God. G. Leibnitii Opera philosophica etc. Ed. J.