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Noi dobbiamo dunque considerare lo stato presente dell’universo come l’effetto dello stato precedente e come causa dello stato futuro. Una intelligenza che a un dato momento conoscesse tutte le forze da cui è animata la natura, e la rispettiva posizione degli esseri che la compongono, quando fosse abbastanza vasta da saper sottomettere questi dati all’analisi, abbraccerebbe nella stessa formola i movimenti dei più grandi corpi celesti e del più piccolo atomo; nulla sarebbe incerto per essa, e l’avvenire come il passato non sarebbero ai suoi occhi altro che presente. Lo spirito umano offre, nella perfezione che ha saputo dare all’astronomia, una debole traccia di tale intelligenza. Le sue scoperte nella meccanica e nella geometria, unite a quella della gravitazione universale, l’hanno messo in condizione di comprendere nelle stesse espressioni analitiche gli stati passati e futuri del sistema del mondo. Applicando lo stesso modo ad altri oggetti di sua conoscenza è riuscito a ricondurre a leggi generali i fenomeni osservati, e a prevedere quelli che date circostanze devono produrre. Tutti i suoi sforzi nella ricerca della verità tendono ad avvicinarlo continuamente all’intelligenza che noi abbiamo immaginata, ma dalla quale resterà sempre lontano. Questa tendenza propria della specie umana è quella che la rende superiore agli animali, e i suoi progressi in questo genere distinguono le nazioni e i secoli, e fondano la loro vera gloria».
(3) Sulla questione riguardo alla fine del mondo v. W. Thomson nel Giornale filosofico ecc. 4ª serie, vol. IV, 1852, p. 304 I. Helmholtz, Sull’azione scambievole delle forze della natura ecc. König-