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la chiama, sia pur dalla più grande distanza, vale a dire la «conoscenza astronomica» di ciò che succede nelle sue reazioni.

(2) Saggio filosofico sulle Probabilità. Seconda Edizione. Parigi 1814. p. 2 e segg. Il notevole brano dice: «Tutti gli avvenimenti, anche quelli che per la loro piccolezza sembrano non allacciarsi alle grandi leggi della natura, ne sono una conseguenza necessaria quanto le rivoluzioni del sole. Ignorando i legami che li riuniscono all’intero sistema dell’universo, son stati fatti dipendere da cause finali, o dal caso, secondo che avvenivano e si seguivano con regolarità, avvero senza ordine apparente; ma queste cause immaginarie sono state sempre più respinte indietro coi limiti delle nostre cognizioni, e spariscono completamente davanti alla sana filosofia che vede in esse soltanto l’ignoranza in cui siamo delle vere cause.

Gli avvenimenti presenti hanno coi precedenti un legame fondato sull’evidente principio che una cosa non può cominciar ad essere senza una causa che la produca. Questo assioma conosciuto col nome di principio della ragione sufficiente, si estende anche alle azioni più indifferenti. La più libera volontà non può, senza un motivo determinante, farle nascere; poichè, se tutte le circostanze di due posizioni fossero uguali e in una essa agisse e nell’altra si astenesse dall’agire, la sua scelta sarebbe un effetto senza causa... L’opinione contraria è un’illusione dello spirito che, perdendo di vista le fuggevoli ragioni della scelta della volontà nelle cose indifferenti, si persuade che essa s’è decisa da sè e senza motivi.