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per cui il mondo appare doppiamente inesplicabile. Ma è nella natura delle cose che noi, nemmeno in questo punto possiamo raggiungere la chiarezza, ed ogni ulteriore discorso su di ciò resta perfettamente ozioso.

Davanti agli enigmi del mondo materiale il naturalista è da lungo tempo abituato a pronunciare con virile rinuncia il suo «Ignoramus»44. Volgendo uno sguardo retrospettivo al vittorioso cammino percorso egli porta con sè la silenziosa convinzione che se ora non sa, almeno potrebbe, date certe circostanze, sapere, e che un giorno forse saprà. Ma davanti all’enigma che cosa siano la materia e la forza e come esse siano capaci di pensare, egli deve una volta per sempre rassegnarsi al ben più amaro verdetto di rinuncia:

«Ignorabimus»