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facoltà ereditarie o acquisite ecc. S’immagini lo stesso automa eseguito due o più volte nello stesso o anche in diverso tempo con ugual numero d’atomi d’altro carbonio, idrogeno, ecc. In che dunque differirebbero a prima vista questo nuovo Cesare e il suo gemello tranne che per il luogo in cui sarebbero posti? Ma l’Intelligenza pensala da Leibniz, che avrebbe fabbricato questo nuovo Cesare e i suoi parecchi Sosia, non comprenderebbe tuttavia come gli atomi da lui stesso messi a posto e scattanti con giusta velocità al giusto senso, possano produrne l’attività spirituale.

Si rammenta l’ardita osservazione del sig. Karl Vogt che intorno al 1850 diede occasione ad una specie di giostra sulla questione dell’anima, che: «tutte le facoltà che noi comprendiamo sotto il nome di attività dell’anima, son soltanto funzioni del cervello, ovvero per esprimere la cosa un po’ grossolanamente, che il pensiero sta al cervello press’a poco negli stessi rapporti che la bile al fegato o l’urina ai reni»42. I profani si scandalizzano a questo paragone che in sostanza si trova già in Cabanis43, poichè a loro sembra degradante mettere il pensiero insieme con la secrezione dei reni. La fisiologia tuttavia non conosce queste differenze di grado estetico. Per essa la secrezione dei reni è un soggetto scientifico di dignità pari a quella dello studio degli occhi o del cuore, o di qualsiasi altro dei comunemente detti organi nobili.

Difficilmente anche si può rimproverare