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Egli vede in mille casi che le condizioni materiali esercitano influenza sulla vita spirituale. Al suo sguardo imparziale non si manifesta alcun motivo per dubitare che effettivamente le sensazioni si comunichino alla così detta anima. Egli vede lo spirito umano crescere di pari passo col cervello, e, secondo la teoria empirica, appropriarsi le forme essenziali del suo pensiero soltanto appunto con la percezione esterna. Nel sonno e nel sogno, nello svenimento, nell’ebbrezza e nella narcosi, nell’epilessia, nella pazzia, nell’idiotismo, nel cretinismo e nella microcefalia, nell’inanizione, nella febbre e nel delirio, nell’eccitazione del cervello e delle sue membrane, in moltissime parti ancor sano e in altre malato, l’attività spirituale si presenta al naturalista dipendente dalle stabili o transitorie modalità dell’organo psichico. Nessun pregiudizio teologico gli impedirà, come a Descartes, di scoprire nelle anime delle bestie anelli della stessa ed unica catena di sviluppo, membri appartenenti alla stessa famiglia dell’anima umana, inferiori soltanto in grado di perfezione. Anzi nei vertebrati le parti cerebrali, in cui anche ricerche fisiologiche ed esperienze patologiche stabiliscono la sede delle più alte attività spirituali, si sviluppano di pari passo col salire di tali attività. Dovunque, dalla scimmia antropode all’uomo, c’è capacità spirituale, capacità che fa grandi progressi venendo in possesso del linguaggio, si trova anche un corrispondente sviluppo della massa cerebrale. Il diverso ordina-