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ferente quale sia la parte che si conceda alle leggi organiche di formazione e quale alla selezione naturale nel formarsi del regno vegetale. D’altra parte la più ricca immagine d’una foresta vergine tracciata da Bernardin de Saint-Pierre, da Alexander von Humboldt o da Pöppig non offre allo sguardo del teorico naturalista altro che materia stabile o in moto secondo una determinata maniera21.

Senonchè, a un certo punto dello sviluppo della vita sulla terra, punto che noi non conosciamo e che non importa ora fissare, sorse poi qualche cosa di inaudito, qualche cosa che si presentava come incomprensibile non meno dell’essenza della materia e della forza e del primo movimento. Il filo della comprensione teso nel tempo negativamente infinito, si spezza, e la nostra conoscenza della natura arriva ad un abisso che nè ponte nè ala possono varcare; noi ci troviamo qui davanti ad un altro dei limiti della nostra capacità intellettuale.

Questa cosa incomprensibile è la coscienza. Esporrò qui, credo, in modo molto convincente che non soltanto, nello stato presente delle nostre convinzioni, la coscienza, dalle sue condizioni materiali, è inesplicabile, ciò che veramente tutti ammettono, ma anche che, secondo la natura delle cose, da tali condizioni non sarà spiegabile mai. L’opinione opposta che non si debba abbandonare ogni speranza di comprendere la coscienza dalle sue condizioni materiali, che ciò potrebbe ben riuscire nel corso dei secoli o dei millenni allo spirito